L’origine della Bologna Turrita
Dotta perchè sede della prima università d’Occidente, Grassa per la ricchezza della sua cucina, Rossa per gli intonaci della case e il passato politico. E, infine, Turrita per l’elevatissimo numeri di torri che caratterizzarono la città tra il XI e il XIII. Una concentrazione smodata che fece di Bologna un’autentica Mahanattan dell’antichità.
In quel periodo le torri sorsero a centinaia per volontà delle famiglia più ricche della città. Erano espressione di potere, più erano imponenti più testimoniavano il prestigio della famiglia da cui prendevano il nome. Alte più di 30 metri, con i muri alla base dello spessore di almeno 1 metro e mezzo, fungevano da punti di avvistamento, baluardi fortificati e luoghi di offesa/difesa in caso di nemici.
A partire dal Trecento però, cessate le lotte fra guelfi e ghibellini, le torri conobbero l’inizio di un lento declino. Scemata l’esigenza difensiva non vennero più costruite e quelle esistenti furono adibite a nuove funzioni: alcune divennero carceri, altre negozi o abitazioni, altre ancora di proprietà del comune o del papato. Della maggior parte di queste non vi è più alcuna traccia. Molte furono abbattute per esigenze urbanistiche durante il restauro della città iniziato nel 1918, altre crollarono a causa del loro peso o dei bombardamenti della II guerra mondiale. Molte altre, infine, furono incorporate in edifici più recenti o mozzate per ragioni di sicurezza. Al netto di questi interventi e trasformazioni oggi possiamo contare solo ventidue strutture fra torri e case-turrite. Molte sono difficilmente riconoscibili, altre, invece, troneggiano ancora in tutta la loro superba grandezza.
Le due Torri
Ovviamente stiamo parlando della Torre Garisenda e degli Asinelli, fianco a fianco da quasi un millennio, simboli intramontabili della città. Entrambi hanno resistito alle minacce dei secoli sopravvivendo a cannonate, fulmini, terremoti e bombardamenti.
La torre degli Asinelli, appartenuta all’omonima famiglia, misura 97,20 metri ed è la torre pendente più alta d’Italia. Per diverso tempo fu collegata, a 30 metri di altezza, alla vicina Garisenda attraverso un ponteggio che consentiva di controllare i fermenti del sottostante Mercato di Mezzo e di sedare per tempo eventuali rivolte. Nel 1398 però il ponteggio fu distrutta da un incendio. Oggi la torre è ancora accessibile e offre a chiunque abbia l’ardire di affrontare i 498 gradini una panorama unico per bellezza e vastità.
Da sempre relegata a un ruolo secondario è la Torre Garisenda di proprietà della famiglia Carisendi. La costruzione della torre fu sfortunata. A causa dei cedimenti del suolo nel XIV fu dichiarata pericolante e così dagli iniziali 60 metri fu ridotta agli attuali 48,16 metri. Del suo difetto architettonico, la forte pendenza, fece tesoro il sommo poeta Dante Alighieri nella Divina Commedia usandola come metafora dell’inganno visivo.
… Qual pare a riguardar la Carisenda / sotto ‘l chinato, quando un nuvol vada / sovr’essa sì ched ella incontro penda; / tal parve Anteo a me che stava a bada / di vederlo chinare, e fu tal ora / ch’ i’ avrei voluto ir per altra strada… (‘Canto XXXI‘ dell’Inferno, vv. 136–141 riportati sulla targa commemorativa affissa a una parete della Garisenda).
Mentre la Torre Garisenda è chiusa al pubblico, la Torre degli Asinelli è visitabile durante tutto l’anno. Questi gli orari di visita:
Dal 1 Marzo al 31 Ottobre
- Tutti i giorni 9:30–19:30
- Ultimo accesso ore 18:30
Dal 6 Novembre al 28 Febbraio
- Tutti i giorni 9:30–17:45
- Ultimo accesso ore 17:00
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