polittico griffoni bolognaIn questi giorni Bologna celebra un’occasione imperdibile dal punto di vista storico, artistico e culturale. Il 18 maggio a Palazzo Fava (Via Manzoni, 2) è andata finalmente in scena “La riscoperta di un capolavoro”, mostra dal respiro internazionale dedicata a una delle massime espressioni del Rinascimento Italiano: il Polittico Griffoni di Francesco del Cossa ed Ercole de’ Roberti.

 

A 300 anni dalla sua disgregazione, infatti, la superba pala d’altare dedicata a San Vincenzo Ferrer – realizzata tra il 1470 e il 1472 per la cappella di famiglia di Floriano Griffoni all’interno della Basilica di S. Petronio a Bologna –  potrà nuovamente essere ammirata nella sua integrità attraverso  un’esposizione che per la prima volta ne riunisce tutte le 16 parti esistenti (oltre il 90% dell’opera complessiva) grazie alla collaborazione e lo sforzo straordinario dei prestigiosi Musei proprietari: National Gallery di Londra, Pinacoteca di Brera di Milano, Louvre di Parigi, National Gallery of Art di Washington, Collezione Cagnola di Gazzada (Va), Musei Vaticani, Pinacoteca Nazionale di Ferrara, Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam, Collezione Vittorio Cini di Venezia.

L’inedito percorso alla scoperta del capolavoro ritrovato si sviluppa in due tappe: “Il Polittico Griffoni rinasce a Bologna” curata da Mauro Natale in collaborazione con Cecilia Cavalca e “La Materialità dell’Aura. Nuove Tecnologie per la Tutela“, curata da Adam Lowe, Guendalina Damone e il team di Factum Foundation.

Al Piano Nobile di Palazzo Fava i visitatori potranno, dunque, scoprire, tavola dopo tavola, il superbo manufatto risplendente di ori che, con la collaborazione tra il giovane Ercole de’ Roberti e il già riconosciuto Francesco del Cossa, non segnò solo la nascita di uno dei più fertili sodalizi artistici del Quattrocento italiano ma anche l’inizio di una delle più tormentate e affascinanti vicende della storia dell’arte. L’opera venne smembrata nel 1725 dal nuovo proprietario della cappella, Monsignore Pompeo Aldrovandi, e le parti figurate si persero presto nel giro del mercato antiquario e del collezionismo, prima di giungere nei 9 Musei internazionali che oggi sono i proprietari e quindi di nuovo a Bologna, casa e meta di un viaggio di ritorno lungo e travagliato.

La mostra è visitabile grazie a norme semplici e chiare che consentono di godere pienamente della bellezza del capolavoro.

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