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In autunno torna la Formula Uno a Imola

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imolaDopo 14 di anni di assenza la Formula Uno ritorna finalmente a Imola, città simbolo del motorismo automobilistico. Il 1 novembre, infatti, l’Autodromo Enzo e Dino Ferrari ospiterà il Gran Premio dell’Emilia Romagna, terzo appuntamento italiano del mondiale 2020 insieme a quello di Monza e del Mugello. L’evento, accolto con entusiasmo da tutti gli appassionati, segnerà il ritorno alla ribalta del Santerno, un circuito mitico dove, dal 1980 al 2006, la Formula Uno si è svolta ininterrottamente consegnando alla storia alcune tra le pagine più importanti del mondo delle quattro ruote.

Da Nelson Piquet a Didier Pironi, da Alain Prost ad Ayrton Senna, fino a Fernando Alonso e Michael Schumacher: sono tanti i campioni che con le loro performance hanno lasciato il segno sul tracciato di Imola, esaltando le proprie qualità e regalando al pubblico sfide e momenti memorabili. Tra questi non mancano anche eventi drammatici come accadde in quel maledetto 1 maggio 1994 quando, a bordo della sua Williams, Ayrton Senna uscì di strada al settimo giro (alla curva Tamburello) schiantandosi contro il muro a bordo pista. Il tre volte campione del mondo aveva solo 26 anni.

Il 1 novembre, dunque, sarà la volta di Lewis Hamilton, Charles Leclerc, Sebastian Vettel, Max Verstappen che si daranno battaglia in un circuito parzialmente rivisto. Dopo l’ultima gara del 2006, che vide la vittoria di Michael Schumacher, l’Autodromo ha subito lavori di ricostruzione e ammodernamento. Gli interventi di modifica al tracciato, eseguiti sotto la direzione dell’architetto Hermann Tilke, hanno portato all’eliminazione della Variante Bassa per le auto. Gli anni successivi hanno poi visto ulteriori lavori per adeguare la pista ai massimi standard qualitativi e di sicurezza richiesti dalla FIA per ospitare gare a livello internazionale. Questi hanno portato all’omologazione per la Formula Uno e al sogno che tanti aspettavano e agognavano: il ritorno del Gran Premio a Imola.

Mancano ancora due mesi all’inizio della gara, ma per molti l’evento in programma rappresenta già una vittoria: per la città, la Motor Valley e tutti gli appassionati che, sul circuito del Santerno, ritroveranno il rombo assordante dei motori e lo sfrecciare delle Ferrari e di tutte le altre vetture monoposto.

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A Bologna lo schermo del grande cinema si riaccende. In Piazza Maggiore ma non solo

A Bologna lo schermo del grande cinema si riaccende. In Piazza Maggiore ma non solo

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cinemaAnche in questo particolare 2020, Bologna non ha mancato il suo rituale appuntamento con il cinema e con quello che è da sempre uno degli eventi più attesi dell’estate. Il 4 luglio, infatti, si è aperta “Sotto le stelle del cinema”, la rassegna  organizzata dalla Cineteca di Bologna e giunta quest’anno alla sua ventiseiesima edizione con un format senza precedenti. Diversamente dalle passate edizioni la proiezione dei film non avverrà in una singola location, ma in due spazi distinti: la monumentale Piazza Maggiore, sede storica della rassegna, e la BarcaArena, allestita al Centro Sportivo Barca(Via Raffaello Sanzio, 8), che proporrà tutte le sere, in contemporanea, alle ore 21.30, lo stesso programma.

Fino al 4 settembre la magia del cinema continuerà ad animare le serate bolognesi con un cartellone  ricco ed eterogeneo che vedrà la celebrazione di Alberto Sordi e Franca Valeri nell’anno dei loro centenari e la proposta dei classici di Steve McQueen che nel 2020 avrebbe compiuto 90 anni.  Poi tanti polizieschi urbani, tante pellicole sull’estate e, infine, tanto cinema bolognese con i film dedicati allo Zecchino d’oro, a Padre Marella, al Canzoniere delle Lame, a Enzo Biagi e Laura Bassi. Come sempre ogni proiezione sarà introdotta dall’intervento di attori, autori e registi che parleranno dei classici da loro amati. Le scorse settimane hanno visto la presenza di Stefano Accorsi,  i Manetti Bros. e Carlo Lucarelli,  i prossimi giorni  invece vedranno la partecipazione di di Sergio Rubini che parlerà di Otto e mezzo (27 luglio), capolavoro di Federico Fellini.

Come partecipare?

Per accedere alla proiezione, sia in Piazza Maggiore che alla Barca Arena,  è necessario prenotare il proprio biglietto gratuito attraverso le modalità previste dall’organizzazione, impegnata a garantire lo svolgimento dell’evento in totale sicurezza. È possibile prenotare direttamente online attraverso i siti di Bologna Welcome e della Cineteca di Bologna, oppure recandosi, sotto al Voltone di Palazzo del Podestà, presso gli sportelli di Bologna Welcome, aperti dal lunedì al sabato dalle ore 10 alle ore 19, la domenica dalle ore 11 alle ore 17.

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I capolavori della scultura lignea italiana in mostra a Bologna

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I capolavori della scultura lignea italiana in mostra a BolognaBologna riscopre e celebra la scultura lignea italiana. Fino al 9 settembre il Museo Civico Medievale (Via Manzoni, 4) ospiterà Imago Splendida. Capolavori di scultura lignea a Bologna dal Romanico al Duecento. L’esposizione rappresenta un’importante momento di ricognizione della produzione scultorea lignea che interessò la città felsinea dal XII al XIII secolo. Curata da Massimo Medica e Luca Mor, la mostra restituisce dignità critica a un periodo che per troppo tempo la storiografia artistica ha trattato con sufficienza e consente anche grazie alla collaborazione della Curia Arcivescovile di Bologna e della Fondazione Giorgio Cini di Venezia, di fissare una nuova tappa verso la comprensione dei modelli di riferimento nel contesto figurativo della Bologna altomedievale.

Allestita nella sala del Lapidario, Imago Splendida raccoglie le opere più rappresentative della produzione plastica superstite della città. Nello specifico il nucleo principale si compone di tre croci intagliate di proporzioni monumentali, appartenenti alla variante iconografica del Christus Triumphans che vince la morte: opere dense di naturalismo già gotico pur se d’iconografia ancora arcaizzante.

Accanto al Grande Crocifisso delle Collezioni Comunali d’Arte, collocato al secondo piano di Palazzo d’Accursio, il visitatore avrà l’occasione di ammirare la bellissima Croce della Fondazione Giorgio Cini di Venezia e la Croce di santa Maria Maggiore, restaurata per l’occasione su iniziativa del Comune di Bologna, da Ottorino Nonfarmale e Giovanni Giannelli. Nella mostra i tre Crocefissi, riuniti insieme per la prima volta,  si stagliano in tutto il loro significato devozionale ed estetico e sono accompagnati, per arricchirne la contestualizzazione storica, da diversi oggetti liturgici, anch’essi capolavori: manufatti di arte orafa e manoscritti miniati di diversa provenienza.

Infine, ad arricchire e valorizzare la contestualizzazione storica il contributo di Cineca che per l’occasione ha prodotto e finanziato un filmato che restituisce gli interni della perduta cattedrale romanica di San Pietro con il pontile e la grande Croce scolpita.

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musicale bologna

En Plein Air: rassegna musicale itinerante per i quartieri di Bologna

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musicaleUn dialogo tra i musicisti e la città di Bologna. Si tratta di En Plein Air, un percorso musicale pensato e realizzato dagli artisti dell’Orchestra Senzaspine, associazione nata sotto le due Torri nel 2013 e che oggi raccoglie oltre 450 artisti under 35. La rassegna, iniziata il 7 luglio, proseguirà fino al 4 agosto e  vedrà come protagonisti i migliori componenti dell’Orchestra, impegnati a riscoprire i giardini del Quartiere San Donato – San Vitale e del Quartiere Navile. Al pubblico la proposta gratuita di repertori molto ampi, capaci di comprendere musica classica e  non solo.

Dopo gli appuntamenti del 7 e 14 luglio, il viaggio musicale continuerà martedì 21 luglio facendo tappa al Giardino Madri Costituenti (tra via Tommaso Martelli e via Giuseppe Rivani). Ad esibirsi sarà il Novensemble, esemble da camera nata in seno all’Orchestra Senzaspine. Il concerto si preannuncia decisamente dinamico. Si spazierà dalla musica classica a quella popolare, dal pop al rock, fino alle colonne sonore di grandi maestri come Nino Rota ed Ennio Morricone.

Invece, martedì 28 luglio, nella romantica atmosfera del Cortile del Casalone, sarà  la volta del BMC Trio, formazione di recente nascita composta da Niccolò Musmeci al violino, Başak Canseli Çifci al violoncello e Pietro Beltrani al pianoforte. Da Astor Piazzola e José Bragato, il trio condurrà il pubblico direttamente in Argentina tra le note e le sonorità del tango.

La rassegna chiuderà il 4 agosto nel Piazzale Rosa dei Venti (via della Cooperazione) con alcune delle Sonate a quattro di Rossini eseguite dal Quartetto Outis, nato con l’intento di valorizzare il repertorio cameristico italiano.

«Un’orchestra è come una città, fatta di quartieri, piazze, strade e vicoli – afferma il Presidente dell’Associazione Senzaspine Tommaso Ussardi – ed è proprio l’insieme delle molteplicità a definirne l’identità. Salvaguardare la nostra identità oggi significa ripartire dalle diversità urbane di Bologna per ricucire insieme alla città e ai suoi cittadini i valori fondamentali dello stare insieme e ritrovare così la serenità e la bellezza di condividere quelle emozioni che solo la musica dal vivo può regalarci».

Come già accennato i concerti della rassegna En Plein Air sono ad ingresso libero e accessibili nel rispetto delle misure di sicurezza previste dalle disposizioni di legge

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torri bologna

Garisenda e Asinelli: scopriamo la Bologna delle torri

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L’origine della Bologna Turrita

torri bolognaDotta perchè sede della prima università d’Occidente, Grassa per la ricchezza della sua cucina, Rossa per gli intonaci della case e il passato politico. E, infine, Turrita per l’elevatissimo numeri di torri che caratterizzarono la città tra il XI e il XIII. Una concentrazione smodata che fece di Bologna un’autentica Mahanattan dell’antichità.

In quel periodo le torri sorsero a centinaia per volontà delle famiglia più ricche della città.  Erano  espressione di potere, più erano imponenti più testimoniavano il prestigio della famiglia da cui prendevano il nome. Alte più di 30 metri, con i muri alla base dello spessore di almeno 1 metro e mezzo, fungevano da punti di avvistamento, baluardi fortificati e luoghi di offesa/difesa in caso di nemici.

A partire dal Trecento però, cessate le lotte fra guelfi e ghibellini, le torri conobbero l’inizio di un lento declino. Scemata l’esigenza difensiva non vennero più costruite e quelle esistenti furono adibite a nuove funzioni: alcune divennero carceri, altre negozi o abitazioni, altre ancora di proprietà del comune o del papato. Della maggior parte di queste non vi è più alcuna traccia. Molte furono abbattute per esigenze urbanistiche durante il restauro della città iniziato nel 1918, altre crollarono a causa del  loro peso o dei bombardamenti della II guerra mondiale. Molte altre, infine, furono incorporate in edifici più recenti o mozzate per ragioni di sicurezza. Al netto di questi interventi e trasformazioni oggi possiamo contare solo ventidue strutture fra torri e case-turrite. Molte sono difficilmente riconoscibili, altre, invece, troneggiano ancora in tutta la loro superba grandezza.

Le due Torri

Ovviamente stiamo parlando della Torre Garisenda e degli Asinelli, fianco a fianco da quasi un millennio, simboli intramontabili della città. Entrambi hanno resistito alle minacce dei secoli sopravvivendo a cannonate, fulmini, terremoti e bombardamenti.

La torre degli Asinelli, appartenuta all’omonima famiglia, misura 97,20 metri ed è la torre pendente più alta d’Italia. Per diverso tempo fu collegata, a 30 metri di altezza, alla vicina Garisenda attraverso un ponteggio che consentiva di controllare i fermenti del sottostante Mercato di Mezzo e di sedare per tempo eventuali rivolte. Nel 1398 però il ponteggio fu distrutta da un incendio. Oggi la  torre è ancora accessibile e offre a chiunque abbia l’ardire di affrontare i 498 gradini una panorama unico per bellezza e vastità.

Da sempre relegata a un ruolo secondario è la Torre Garisenda di proprietà della famiglia Carisendi. La costruzione della torre fu sfortunata. A causa dei cedimenti del suolo nel XIV fu dichiarata pericolante e così dagli iniziali 60 metri fu ridotta agli attuali 48,16 metri. Del suo difetto architettonico, la forte pendenza, fece tesoro il sommo poeta Dante Alighieri nella Divina Commedia usandola come metafora dell’inganno visivo.

… Qual pare a riguardar la Carisenda / sotto ‘l chinato, quando un nuvol vada / sovr’essa sì ched ella incontro penda; / tal parve Anteo a me che stava a bada / di vederlo chinare, e fu tal ora / ch’ i’ avrei voluto ir per altra strada… (‘Canto XXXI dell’Inferno, vv. 136–141 riportati sulla targa commemorativa affissa a una parete della Garisenda).

Mentre la Torre Garisenda è chiusa al pubblico, la Torre degli Asinelli è visitabile durante tutto l’anno. Questi gli orari di visita:

Dal 1 Marzo al 31 Ottobre

  • Tutti i giorni 9:30–19:30
  • Ultimo accesso ore 18:30

Dal 6 Novembre al 28 Febbraio

  • Tutti i giorni 9:30–17:45
  • Ultimo accesso ore 17:00

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Archivio Animato: a Bologna riapre la mostra sperimentale che racconta il '900

Archivio Animato: a Bologna riapre la mostra sperimentale che racconta il ‘900

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La mostra riaprirà a settembre dopo la chiusura per lockdown

Archivio Animato: a Bologna riapre la mostra sperimentale che racconta il '900Dopo la chiusura dovuta al lockdown, la Fondazione Cirulli tornerà a proporre l’Archivio Animato. Lavori in Corso. Dal 19 settembre al 13 di dicembre la caleidoscopica mostra dedicata al ‘900 sarà nuovamente visitabile negli spazi della sede della Fondazione (Via Emilia, 275, San Lazzaro di Savena, BO). Una possibilità preziosa per confrontarsi con un percorso storico e artistico inconsueto, un concept decisamente innovativo e flessibile.

Il progetto, curato da Jeffrey Schnapp, figura di riferimento dell’umanistica digitale e direttore del metaLAB dell’Università di Harvard, presenta un formato espositivo ibrido che spazia dalle arti figurative al design industriale, dalla pubblicità al cinema, dalla fotografia alla televisione, dai tessuti alle riviste. Il risultato è una narrazione polifonica, agile e potente, un racconto del ‘900 sfacettato e ad ampio spettro. Con le sue 200 opere, infatti, l’esposizione si articola in 20 sezioni, equivalenti ad altrettante mostre.

“Frammenti di ‘900” offre una selezione di dipinti dei primi tre decenni del secolo, mentre “Il tessuto della modernità” presenta alcuni dei più importanti progetti fotografici per tessuti di arredamento realizzati per la Triennale di Milano negli anni Cinquanta. Protagoniste sono le opere dei più riconosciuti artisti della scena italiana come Gio Ponti, Ettore Sottsass, Lucio Fontana, Enrico Prampolini, Bice Lazzari, Fede Cheti e tanti altri.

Dalla storia del design si passa poi a quella della televisione attraverso due sezioni distinte: “Fermo immagine” che racconta attraverso i volti del cinema gli entusiasmi del boom economico, “Munari, Carboni e la RAI” che, invece, approfondisce l’innovazione grafica che i due artisti portarono nella televisione pubblica. Boom economico e sviluppo industriale sono fasi che dominano la seconda metà del ‘900, momenti di cambiamento ed evoluzione nelle campagne e nelle città che vengono raccontati dalle immagini del bolognese Enrico Pasquali. A queste poi si aggiungono quelle di Arturo Ghergo, maestro della fotografia italiana, celebre per i ritratti glamour di personaggi famosi.

Lungo questo percorso non può mancare uno spazio dedicato alla pubblicità che comprende vari esempi: il pannello decorativo realizzato da Xanti Schawinsky, maestro del Bauhaus, per il negozio Olivetti di Torino – un vero capolavoro del razionalismo europeo – i cartelloni pubblicitari originali di inizio secolo scorso, alcuni esempi del design anonimo delle “carte pasticcere” brandizzate, realizzate negli anni Trenta per i più importanti bar d’Italia, e un’attenta documentazione sull’evoluzione dei loghi.

Infine l’esposizione si completa con la sezione “Collezione Palma Bucarelli | Segnali”, frutto di una recente acquisizione della Fondazione Cirulli. Si tratta della singolare collezione di Palma Bucarelli una tra le critiche d’arte più affermate del ‘900 e per oltre trent’anni direttrice della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma. Per gran parte della sua vita la Bucarelli, conservò scrupolosamente i manifesti che riceveva come invito alle mostre organizzate in tutto il mondo, mettendo insieme una storia visiva delle esposizioni tra gli anni Sessanta e Settanta, un’enciclopedia del progetto grafico per l’arte e, al tempo stesso, una straordinaria testimonianza della sua rete di rapporti.

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cultissimi

Cultissimi: a Bologna la mostra che racconta il cinema pop anni ’60-’70 attraverso la fotografia di scena

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cultissimiCon le loro fotografie immortalarono i film pop degli anni ’60-’70, in particolar modo il filone Boccaccesco e quello della celebre commedia sexy all’italiana. Stiamo parlando del lavoro di Divo Cavicchioli, Antonio Casolini, Mario Mazzoni, i fotografi di scena i cui scatti sono celebrati in questi giorni a Bologna da CULTISSIMI-MITISSIMI-BELLISSIMI. La mostra che rimarrà aperta fino all’11 luglio presso la Galleria Spazio e Immagini, offre una panoramica del cinema e della società italiana degli anni ’60-’70 a partire da 30 scatti di gran valore, selezionati da una più ampia collezione di 300 stampe originali d’epoca presenti nella stessa galleria.

Un’era di gambe lunghissime e seni gioiosamente esibiti. Nelle immagini la figura femminile spicca ed è protagonista. Sono gli anni del filone Boccaccesco inaugurato da Pier Paolo Pasolini con Il Decameron, dove la commedia storica, tra feroci critiche ma anche apprezzamenti, viene interpretata in chiave grottesca e sensuale. Celebri esempi di questo genere, ripresi nella mostra, sono il Decameroticus, Sollazzevoli Storie di Mogli Gaudenti e Mariti Penitenti, e infine Metti lo Diavolo Tuo ne lo Mio Inferno. Tutti i tre film girati nel 1972 hanno come elemento comune l’ambientazione medievale e la ricorrenza di elementi farseschi ed erotici che riprendono il modello de Il Decameron di Pasolini dopo lo scandalo e il successo del film. Così dalle farse del medioevo si passò a mostrare il corpo di insegnanti, vigilesse e ripetenti. Fu la nascita della Commedia Sexy all’italiana, di un mito a cui contribuirono anche i fotografi di scena che immortalarono le bellissime ed iconiche Laura Antonelli, Il Merlo Maschio – 1971, Edwige Fenech, La Pretora – 1976, Gloria Guida, L’Affittacamere– 1976 e Sydne Rome, La Sculacciata -1974.

Con la precisione e l’eleganza dell’opera d’arte le fotografie restituiscono i caratteri peculiari degli interni dell’epoca strizzando l’occhio alle mode e agli oggetti del design italiano destinato a conquistare l’ammirazione di tutto il mondo. L’esuberanza di corpi ancora nature viene restituita se non come libertà assoluta almeno come grazia in deshabillé. I fotografi di scena lavorando sia nel cinema impegnato ma anche per quello Pop, hanno fissato in immagini di grande valore un cinema semplice all’apparenza ma che, a un’analisi più approfondita, risulta muovendosi senza soluzioni di continuità tra invenzioni di generi e sperimentazione di linguaggio.

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aperitivo

Scopri il fascino di un aperitivo sui colli di Bologna

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Un aperitivo nella natura

Lussureggianti e sinuosi avvolgono la città in un grande abbraccio. Sono i colli bolognesi, da sempre simbolo della città felsinea. Una serpentina di prati e boschetti,  che da maggio in poi, vede il continuo passaggio di residenti e turisti desiderosi di lasciarsi alle spalle l’afa opprimente della città, ma non solo. Sui colli, infatti, è possibile ammirare la vista di Bologna dall’alto e anche gustare romantici aperitivi al tramonto. Ecco quindi tre luoghi da provare, nel rispetto ovviamente delle norme atte contenere il contagio da Covid19.

Aperitivo a Cà Shin

aperitivoNel cuore di Parco Cavaioni, a pochi chilometri da Porta San Mamolo, sorge Cà Shin, una villa quadrata dei primi del 900 che dopo anni di degrado e abbandono è stata riconvertita in uno spazio polifuzionale che non trova precedenti altrove. La struttura è composta da un centro culturale, che ospita mostre e spazi dedicati allo studio, un orto biodinamico a forma di teatro e, infine, un caffè bistrot che offre prelibatezze a km zero e a prezzi contenuti. Immersi nel verde di un elegante prato costellato di panchine, lampade immaginifiche e opere d’arte, sarà possibile godersi un aperitivo scegliendo tra un ampio menù di centrifugati, frozen, pestati alcolici  a km zero.

Indirizzo:Via Cavaioni, 1, 40136 Bologna BO 

Aperitivo a La Casa Del Custode

aperitiviA pochi passi da Porta San Mamolo, inizia il parco di Villa Ghigi. Una magnifica oasi  tra le più apprezzate dalla città grazie alla ricchezza e alla varietà dei propri ambienti. Un autentico mosaico naturale che comprende lembi di bosco, piante spontanee della flora collinare, ma anche filari di peri, azzeruoli, mandorli, rusticani, fichi e, infine, alberi monumentali come alcuni consideroli esemplari arborei di tasso e cedro dell’Himalaya. In cima al parco sorge inoltre la Casa del Custode che, dopo un lungo periodo di abbandono, ha riaperto l’anno scorso grazie all’intervento di recupero dello studio Aspide di Bernardo Bolognesi. Rustico e atipico, la Casa del Custode è dunque un luogo ideale per prendere un caffè, fare una merenda con succo di frutto e crostata e, infine, godersi uno classico aperitivo a base di vino o birra.

Indirizzo:Via San Mamolo, 105, 40136 Bologna BO 

Aperitivo nel Fienile Fluò

aperitivoFienile Fluò un antico fienile restaurato, immerso nella quiete dei colli bolognesi tra calanchi e alberi secolari. Un luogo dalla straordinaria bellezza paesaggistica e che intorno al 1600 fu meta di scienziati e artisti di tutta Europa incuriositi dalle straordinarie proprietà fosforescenti di una pietra che nel territorio aveva una ricco giacimento. Oggi a condividere questo spazio meraviglioso sono l’azienda agricola La Rovere Colli di Paderno, impegnata nella coltivazione di frutta, verdura e cereali,  e, infine, l’associazione culturale Crexida che si occupa della produzione di spettacoli teatrali che si svolgono all’aperto e o nel teatro ricavato dall’antico fienile.  Anche qui, oltre ad ammirare una rara e incantevole vista sui colli, è possibile deliziarsi con un rifornitissimo  aperitivo a buffet, presso il ristorante dell’azienda.

Indirizzo: Via di Paderno, 9, 40136 Bologna BO 

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polittico griffoni bologna

Riaprono le mostre. A Palazzo Fava la riscoperta di un capolavoro

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polittico griffoni bolognaIn questi giorni Bologna celebra un’occasione imperdibile dal punto di vista storico, artistico e culturale. Il 18 maggio a Palazzo Fava (Via Manzoni, 2) è andata finalmente in scena “La riscoperta di un capolavoro”, mostra dal respiro internazionale dedicata a una delle massime espressioni del Rinascimento Italiano: il Polittico Griffoni di Francesco del Cossa ed Ercole de’ Roberti.

 

A 300 anni dalla sua disgregazione, infatti, la superba pala d’altare dedicata a San Vincenzo Ferrer – realizzata tra il 1470 e il 1472 per la cappella di famiglia di Floriano Griffoni all’interno della Basilica di S. Petronio a Bologna –  potrà nuovamente essere ammirata nella sua integrità attraverso  un’esposizione che per la prima volta ne riunisce tutte le 16 parti esistenti (oltre il 90% dell’opera complessiva) grazie alla collaborazione e lo sforzo straordinario dei prestigiosi Musei proprietari: National Gallery di Londra, Pinacoteca di Brera di Milano, Louvre di Parigi, National Gallery of Art di Washington, Collezione Cagnola di Gazzada (Va), Musei Vaticani, Pinacoteca Nazionale di Ferrara, Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam, Collezione Vittorio Cini di Venezia.

L’inedito percorso alla scoperta del capolavoro ritrovato si sviluppa in due tappe: “Il Polittico Griffoni rinasce a Bologna” curata da Mauro Natale in collaborazione con Cecilia Cavalca e “La Materialità dell’Aura. Nuove Tecnologie per la Tutela“, curata da Adam Lowe, Guendalina Damone e il team di Factum Foundation.

Al Piano Nobile di Palazzo Fava i visitatori potranno, dunque, scoprire, tavola dopo tavola, il superbo manufatto risplendente di ori che, con la collaborazione tra il giovane Ercole de’ Roberti e il già riconosciuto Francesco del Cossa, non segnò solo la nascita di uno dei più fertili sodalizi artistici del Quattrocento italiano ma anche l’inizio di una delle più tormentate e affascinanti vicende della storia dell’arte. L’opera venne smembrata nel 1725 dal nuovo proprietario della cappella, Monsignore Pompeo Aldrovandi, e le parti figurate si persero presto nel giro del mercato antiquario e del collezionismo, prima di giungere nei 9 Musei internazionali che oggi sono i proprietari e quindi di nuovo a Bologna, casa e meta di un viaggio di ritorno lungo e travagliato.

La mostra è visitabile grazie a norme semplici e chiare che consentono di godere pienamente della bellezza del capolavoro.

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mostra doisneau bologna

Riaprono le mostre. Dal 21 maggio le foto di Robert Doisneau

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mostra doisneau bolognaLa Parigi dei sobborghi, delle periferie, dei bambini solitari e irrequieti, e infine delle coppie che si baciano romanticamente per la strada. Sono questi gli scorci che Robert Doisneau, fotografo francese tra i più importanti al mondo, ha immortalato per tutta la vita e che da giovedì 21 maggio (secondo le nuove regole imposte dal Coronavirus) fino al 21 giugno saranno protagonisti a Palazzo Pallavicini (Via San Felice, 24). La mostra, curata dall’Atelier Robert Doisneau, in collaborazione con Chroma photography, espone e raccoglie 143 scatti, scelti nel 1986 da Francine e Annette figlie dello stesso fotografo, dopo un ambiziosa e poderosa selezione di 450.000 negativi, prodotti in oltre 60 anni di attività dell’artista.

Riaprono le mostre. Dal 21 maggio le foto di Robert Doisneau“Quello che io cercavo di mostrare era un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere”, affermò Doisneau in una delle sue più celebri dichiarazioni. Tutto il suo percorso artistico sessanta testimonia di uno sguardo che trapassa la superficie delle cose alla ricerca di un mondo “possibile”; forse distante dalla realtà, ma proprio per questo più poetico e intrigante. Ribelle e riluttante alle regole, la visione poetica di Robert Doisneau si nutrì della forte influenza di altri fotografi del tempo come André Kertész, Eugène Atget e Henri Cartier-Bresson che lo portò ad abbracciare e sperimentare diverse sfumature della fotografia: surrealista, documentaristica e umanista. Un insieme di tendenze e tradizioni che donarono ai suoi scatti quel tratto unico e difficilmente ripetibile: l’aura nostalgica, ironica e senza tempo degli attimi colti nel loro infinito essere.

Nelle prestigiose sale di Via San Felice si potrà ripercorrere la vicenda autobiografica del fotografo francese i cui scatti diventarono icone della Parigi del ‘900. Tra i suoi lavori più memorabili i ritratti ai tanti artisti che frequentò in vita tra cui Picasso e, infine, Le Baiser de l’Hotel de Ville (Bacio davanti all’Hotel De Ville) frutto di una sorprendente messa in scena. Quel giorno Doisneau stava realizzando un servizio su Parigi per la rivista LIFE, quando vide due giovani baciarsi appassionatamente. Per preservare la loro intimità non si azzardò a fotografarli sul momento, ma subito dopo andò da loro e gli chiese di ripetere il bacio. Divertiti dall’insolita richiesta i due giovani accettarono di buon grado e posarono per lui entrando per sempre nella storia.

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